sabato 17 maggio 2014

Le storie di Annabelle # Di sale e di vento.


Mi dici che per capire e avere pace lì dove abita questa tristezza che mi prende come un amante insistente, devo toccarla, darle un nome, pensare che l’ho scelta e non subìta.
Ne devi discutere col tuo cuore, mi dici. 
(Ti voglio più bene quando mi parli così. Usi le parole che io so capire, passando dalla finestrella del mio tremare e non dal bel portone del mio apparire).
Ma che nome ? Un nome che so, per non spaventarmi ogni volta che la saluto, che mi abbraccia di notte o all’improvviso per strada.
Così adesso siamo sedute davanti a un bicchiere di vino rosso che sa di sale e un po’ di vento. Giocherelliamo col formaggio.
Ci ho pensato, ti dico. La chiamo come me. La chiamo Annabelle. Perché io non sono senza di lei e l’ho scelta per potermi dire che posso esistere così come sento. Sentimenti enormi, pigiati a forza dentro un cuore di vetro.
Alzi il bicchiere.
Ad Annabelle.
Che non sarebbe, senza la sua tristezza enorme di amare enormemente.

2 commenti:

Cosa bevi ? Ma. Soprattutto. Bevi ?