lunedì 27 luglio 2015

Annabelle # pag. 36 e 37


"E voi, io accuso voi, di non aver adempiuto al vostro dovere di essere umano. In nome di questa donna che è morta, io vi accuso. Di aver lasciato andare l'amore, di aver trascurato il diritto di essere felice, vivendo di più facili espedienti e di più comode rinunce. Voi meritereste la morte, io vi condanno alla solitudine". 
[Simon] si bloccò, vuotando il bicchiere d'un fiato. Paule questa volta non lo rimproverò. 
"Una condanna orribile, gli disse sorridendo. 
- La più terribile, disse lui. Non so immaginare niente di più spaventoso né di più inevitabile. Niente mi atterrisce di più. Come è per tutti, del resto. Solo che nessuno lo ammette. Io, io delle volte vorrei urlarlo: ho paura, io ho paura, amatemi. 
- Anch'io, gli rispose, quasi andando contro se stessa. In un istante rivide il lembo di muro di fronte il letto, nella sua stanza. Le tende ben accostate, la scrivania non più alla moda, il piccolo comò a sinistra. Quello che guardava ogni giorno, mattino e sera, quello che probabilmente avrebbe continuato a guardare tra dieci anni. Più sola di adesso. Roger, che cosa stava facendo Roger? Non ne aveva il diritto, nessuno poteva condannarla ad invecchiare così. Nessuno. Nemmeno lei. 

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