giovedì 18 giugno 2015

Le storie di Annabelle # Il ticchettìo del passerotto.

Ho detto che restavo. Ma non posso, non ci riesco. Mi perdoni? La confusione della stazione, i dlin dlon metallici degli annunci.  Mi rapiscono le luci arancioni dei pannelli. Ta-ta-ta e cambia il binario l'orario la destinazione, se togli qualche lettera il destino.  Non sono importanti le domande. Contano le risposte. Questo lo voglio, questo no.
Ripenso alle righe amate insieme e che voglia di farlo davvero. Quando il treno parte, buttare le valigie fuori dal finestrino,  la leggerezza che inseguiamo, come cani dietro una lepre di cartone. Non devo arrivare puntuale. Non mi aspetta nessuno. Sono così niente che mi posso contare con esattezza. Quattro numeri e due lettere. Dio che liberazione. Solo il mare davanti. Il volo trasversale dei gabbiani. Gli alberi conosciuti uno a uno e più oltre le barche che dondolano. In fondo l'orizzonte che si mescola all'acqua. Una pagina bianca su cui zampetta un uccellino. Lo senti com'è buffo il ticchettìo? Non c'è una nuvola in cielo. L'inverno è finito.

2 commenti:

  1. non ti aspetta nessuno? o prova a non tornare e lo vedi!

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    1. E infatti son tornata, di fretta e col cavolo che ho buttato la valigia ché mi serviva per far passare il confine a cose fondamentali. Tipo il burro della vita (era il sale ? sì, ma ce ne va giusto un pizzico e lo senti dopo, prima c'è tutto quel dolce friabile fantastico).
      Ton Ton quanti sorrisi belli mi fai fare.

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Cosa bevi ? Ma. Soprattutto. Bevi ?