Casualmente, se mai il caso
esiste, ma non ho il pallino del fato, mi capita
di trovarmi seduta accanto alla mia vita di prima. Su un treno, questa sera,
dopo un lavoro complicato, mi ritrovo vicina al mio capo di un tempo. Inevitabile
ricordare certi avvenimenti e modi di intendere il lavoro. Mi parla con quel
suo accento morbido, la voce sottile, rileggiamo
insieme i fatti che son finiti sui giornali, pensando che forse è stato davvero
un miracolo che non ci siamo finiti anche noi, un nome dopo l’altro, a torto sia
chiaro, ma l’aria che tirava era va bene chiunque, purché ci sia un colpevole.
Le audizioni, dove rendere conto dell’operato dell’istituzione a cui siamo
appartenuti insieme, adesso solo io, ascoltate seduti vicino, coi riscaldamenti rotti e la ridarola
nervosa. C’era ben poco da ridere. Gli ricordo le corse in macchina con l’altro
del gruppo che soffriva le curve e puntualmente rimetteva nei sacchetti fregati
in aereo. Non eravamo solo gente che lavorava insieme, vivevamo tutto insieme.
Come evitarlo del resto. Se togli quindici ore alle ventiquattro di un giorno,
quel che resta è sonno doccia e qualche ciao, scusa, ti richiamo appena posso.
Ci diciamo cose che mentre le diciamo aggiungiamo all’unisono “ma che è sta
minestra lagnosa? Siamo ben sopra il patetico, ripigliamoci gente”. Ma insieme
a questo ammettiamo che quel modo di lavorare è finito. Sono finite le persone,
anche i sogni sono finiti, siamo diventati tutti grandi. Incapaci di
trasformarci in quello che adesso è vincente, ma incapaci pure di dimenticare
che maledizione, ci abbiamo creduto ed era così bello che ci siamo
bruciati amori, vacanze, progetti e un bel pezzo di vita per crederci bene.
Alla fine di un lavoro ti ritrovi
a dire comunque mi manca quel circo e noi a fare i pagliacci. E lui mi risponde
passandomi la valigia: adesso siamo pagliacci di strada. Lo guardo alla vecchia
maniera, fissandomi le mani tese: andiamo a scrivere qualche parolaccia sui muri ? così tanto per fare i pagliacci di
strada. Mi dà un bacio sulla guancia, c’è una macchina che lo aspetta, mi dice
fallo tu e mettici pure il mio nome. Alla vecchia maniera.
Poi il marciapiede il taxi la
stanchezza e domani ci togliamo il naso di plastica e ci mettiamo il rossetto. Pagliacci
per bene, non di strada.
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Cosa bevi ? Ma. Soprattutto. Bevi ?